La presentazione dell’
,
più o meno realizzato per i bambini dei paesi in via di sviluppo (e voluto da
) ha creato discussioni e dibattiti spesso lontani dal reale senso delle cose.
Il computer di Negroponte, come qualcuno ha affrettatamente deciso di chiamare il giocattolo-computer, ha avuto una genesi lunga e non sempre lineare, e
, ma alla fine fra le difficoltà è uscito e ha iniziato la sua distribuzione. Nel periodo pre natalizio, dopo un forte interesse nei paesi “ricchi” è partita anche l’iniziativa che permetteva di comprarne uno, nel nord America, e di donarne uno a un bambino che ne aveva bisogno.
L’OLPC è un oggetto tecnologico in parte obsoleto rispetto alle tecnologie turbo che vogliono blandire le nostre scrivanie, ma è un oggetto originale e innovativo per altri versi. Un hardware nato per il rally piuttosto che per la formula uno, attenzione al consumo e alla produzione di energia, un software open source che si presenta ancora lento, ma che abbandona la metafora della scrivania e sceglie la semplicità piuttosto che la complessità.
Il “modello OLPC” ha difatti generato un nuovo modo di concepire il laptop: un portatile senza fronzoli in cui semplicità, leggerezza, basso consumo e basso prezzo di vendita sono gli imperativi, senza perdere di vista gli imperativi di flessibilità e capacità di comunicare con la rete che sono necessari per vivere e lavorare in mobilità. Un figlio indiretto del modello OLPC è l’
che ha trasportato nel mondo consumer parte dei concetti dell’OLPC ottenendo un grande successo.
Abbiamo parlato con le parole del presunto esperto ICT sul tema OLPC. Bene, riavvogliamo il nastro e cancelliamo le parole. Ci siamo sbagliati: OLPC è nato per essere una macchina per imparare e tale deve rimanere nel pensiero di chi dovrà farlo usare ai bambini e in quello dei bambini stessi. E’ sbagliato misurarlo, pensarlo e categorizzarlo nella tassonomia classica dei portatili. Pensiamolo meglio nella categoria giocattoli.
Piuttosto, come qualcuno ha intelligentemente notato, occorrerà
, quindi più evoluti dei coetanei dei paesi poveri. Un giocattolo per imparare in età probabilmente più prescolare che scolare.