Spesso, quando si parla del peer to peer, o vengono citate le case discografiche (e le major), o gli utenti, accusati di scaricare e condividere; meno frequentemente però, si sente cosa ne pensano in merito gli artisti, i protagonisti, i creatori delle opere oggetto di analisi.
Alcuni di loro hanno criminalizzato questa tecnologia, dicendo che serve solo per infrangere il copyright, ma c’è anche chi non è dello stesso parere.
Ebbene, il noto scrittore e poeta brasiliano,
Questo ha fruttato all’autore, un aumento delle vendite del 10% in un anno, infatti, si è verificato che chi scaricava il libro, lo leggeva e poi andava al negozio a comprarlo, in modo da avere una versione cartacea, di certo più pratica.
Paulo ha anche un suo
A questo punto nasce una domanda: questa metodologia, può valere anche per altre opere frutte dell’ingegno? Egli dice:
"Dobbiamo davvero ripensare all’idea del copyright, partendo dalla consapevolezza che ormai i contenuti non possono essere controllati. Chiudi Napster e subito nascono BitTorrent e eMule. È naturale: a chiunque piace condividere con gli amici le opere che ama. Se mi piace una canzone e la faccio ascoltare su MySpace, non capisco perché qualcuno dovrebbe impedirmelo e costringermi a toglierla. Dobbiamo essere generosi e di sicuro avremo qualcosa in cambio".
Beh, se tutti gli artisti la pensassero come Coelho, mi sento di poter affermare che si farebbe davvero un grande passo avanti.