Dropbox ha recentemente annunciato il traguardo dei
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, ma allo stesso tempo una modifica dei termini di sicurezza di servizio farà discutere non poco gli utenti.
Secondo quanto indicato relativamente alla modifica dei suddetti termini,
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potrà
fornire al governo i dati archiviati dagli utenti se le autorità ne dovessero fare richiesta. Trattasi di una affermazione in netto contrasto con quanto il servizio stesso
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anzitempo, ovvero che nessuno avrebbe avuto accesso ai dati. E se la cosa può apparire logica in virtù delle esigenze legali di collaborazione con la giurisprudenza, il tutto si rivela comunque in contrasto con quanto pubblicamente dichiarato fino ad oggi.
Tutti i file memorizzati su Dropbox, infatti, sono criptati con algoritmo AES-256, e nemmeno i dipendenti dell’azienda possono teoricamente accedervi. Il cambiamento dei termini, invece, mostra alcune contraddizioni con la politica di trattamento dei dati e dei file personali degli utenti. Basterà l’ordinanza di un giudice, quindi, per permettere a Dropbox di sbirciare nei file degli utenti: una disposizione che ha che vedere con il Patriot Act e che cambia comunque il livello di privacy adottato.
Resta da verificare come Dropbox gestirà questa situazione: se perfino colossi come Google hanno avuto problemi con i dipendenti che hanno
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dei propri privilegi di accesso ai server del gruppo, cosa potrebbe accadere all’interno di una startup come Dropbox?
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