La musica rappresenta forse la forma d’arte la cui fruizione è stata maggiormente interessata dal progresso tecnologico, nel corso dei decenni. L’essenza, il contenuto, è rimasto lo stesso (evoluzione dei generi a parte), ma le modalità di acquisto e riproduzione sono fortemente mutate in conseguenza alle dinamiche che si sono innescate nel mondo online e nell’universo mobile. La situazione attuale è fotografata all’interno del Digital Music Report 2015.
Dal rapporto, pubblicato da FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), emerge chiaramente una tendenza ormai sotto gli occhi di tutti: il supporto fisico è in netto calo, ma la perdita è più che compensata dalla forte crescita fatta segnare dal mercato digitale. Focalizzando l’attenzione su questo segmento, il volume dei download diminuisce, ma quello degli ascolti in streaming ha fatto registrare una vera e propria impennata, trascinando l’intero settore. Le piattaforme in questione (Spotify, Deezer, Rdio ecc.), un tempo viste come una minaccia da chi sosteneva un modello di business più tradizionale, costituiscono oggi per i protagonisti del settore la direzione su cui puntare per il futuro.
Centrali le nuove offerte legate alla fruizione di musica in streaming, sopratutto in abbonamento che corrispondono ormai al cuore dell’industria musicale, rappresentando il 23% del mercato digitale e generando un ricavo trade di 1,6 miliardi di dollari.
Questo un breve estratto del documento, che è possibile consultare in forma integrale sulle pagine del sito FIMI. Più nel dettaglio, i ricavi provenienti dai servizi digitali hanno per la prima volta pareggiato quelli generati dai supporti fisici (CD in primis). La crescita registrata nell’ultimo anno è stata del 6,9%, raggiungendo un valore complessivo pari a 6,9 miliardi di dollari, rappresentando il 46% a livello globale.
I servizi in abbonamento hanno chiuso lo scorso anno con un notevole +39%, bilanciando il declino dei download (-8%) e rappresentando la principale fonte di guadagno dal mondo digitale. Il numero di utenti a pagamento, invece, è aumentato del 46,6% raggiungendo quota 41 milioni in tutto il mondo. In altre parole, gli appassionati di musica continuano a comprarla scaricandola (52%), ma una fetta sempre più grande di loro preferisce pagare una sottoscrizione mensile (+39%) per aver accesso ad un vasto catalogo di brani e album, pur rinunciando al possesso illimitato nel tempo. Segno positivo (+38,6%) anche per chi accetta di ascoltare intermezzi pubblicitari con account gratuito.
Se si prendono in considerazione i ricavi totali, il 2014 si è chiuso con un sostanziale pareggio, per essere più precisi con una flessione dello 0,4%, per un valore di 14,97 miliardi di dollari. Di seguito, per approfondimento, gli articoli relativi al rapporto pubblicati negli scorsi anni su queste pagine.