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La prima giornata di Crowdweek ad H-Farm si è conclusa lasciando agli avventori una lunga carrellata di testimonianze. Qualche numero e qualche idea forte, sparsa tra gli interventi dei diversi speaker, e molta motivazione, a partire da Epi Ludvik Nekaj, della Crowdsourcing Week, passando per Sean Moffit di Wikibrands, la modellazione proposta da Simone Osella, e i panel nei quali ci si è chiesti chi vince alla fine tra aziende e crowd. La risposta era però scontata: tutti.
La
The 13 parts of the Crowd Economy – new visual #cswvenice #crowdsourcing pic.twitter.com/WtihwuznPH
— Sean Moffitt (@SeanMoffitt) March 5, 2015
Non più B2C, ma H2H
Il cambio di paradigma è ben sintetizzato nell’espressione Human to Human, che si candida a sostituire il B2B e il B2C nell’economia mondiale influenzata dal crowdsourcing e declinata in decine di modalità (crowdfuding, equity, task e via dicendo) sempre basata sulla stessa intuizione: c’è una sola forza economica superiore a quella dei singoli ricconi – che nel 99% dei casi non investono in startup e innovazione – dei grandi patrimoni pubblici o della strategie classicamente interne delle industrie consolidate, e questa è la semplice unione della folla.
La crescita degli ecosistemi startup nel mondo, l’inevitabile aumento di freelance sul mercato a causa del cambiamento del lavoro, il numero impressionante di marketplace digitali, aperti e innovativi, anche nei continenti asiatico e africano, porteranno a una diffusione capillare dei
Opportunità di innovazione date dalla sharing economy: ne abbiamo discusso nell'ultimo panel di #CSWVenice 1° giorno pic.twitter.com/mAOwV5U9lu
— Zooppa Italia (@zooppaitalia) March 5, 2015