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Innovazioni parallele: mentre nel Regno Unito uno studio importante illustra come si dovrebbe procedere per la corretta installazione della prossima tecnologia di connessione alla rete, in Italia il Governo promette un miliardo di investimenti nella banda larga.
È Francesco Caio ad aver realizzato lo
Secondo Caio l’80% delle case inglesi che hanno un computer hanno anche una connessione a banda larga, cosa dalla quale discende che i sudditi della regina passano molto tempo online, aumentando la media di profitti dalla pubblicità così tanto da fare anche meglio degli Stati Uniti.
Ora i nuovi standard, i contenuti multimediali sempre più importanti e le possibili innovazioni rendono indispensabile una modernizzazione da compiersi con i tempi dovuti (si parla di una decina d’anni) ma in maniera efficiente. E proprio a tal scopo lo studio non vede un ruolo cruciale per il Governo, che invece fino ad ora è sempre stato il principale player in tali operazioni. Infatti compagnie come Virgin Media e BT sono già all’opera sulla tecnologia
Caio prevede che i network di nuova generazione saranno di molti tipi diversi fra loro, dunque lo stato dovrebbe unicamente occuparsi di settare delle linee guida massimali, degli standard minimi da seguire e soprattutto di coordinare gli sforzi di intervento (scavi e posatura dei cavi) per minimizzarne i costi e, dove possibile, favorire la connettività senza fili. Tutto quanto non sarebbe un grande spostamento di risorse per la spesa pubblica e porterebbe grande incentivo alle aziende.
Di tutt’altra tipologia invece è l’intervento che si prevede nel nostro paese, almeno stando a quanto dichiarato dal sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, il quale sostiene che lo stato finanzierà il 10% di quanto sarà necessario alla nuova rete di connettività: uno stanziamento stimabile in circa 1 miliardo di euro. Contrariamente a quanto si verifica in Gran Bretagna, da noi non c’è da mantenere uno sviluppo ma occorre crearlo e, sempre secondo Romani, una simile operazione potrebbe portare (a regime) ad un aumento del Pil tra l’1,5 e il 2%.