Class Action contro le applicazioni spia su iPhone

La Storm 8, azienda produttrice di applicazioni per iPhone, è al centro di una class action che mette all'indice il database di numeri di telefono che il gruppo ha creato della propria clientela. L'azienda dice fosse un bug, ma l'accusa crede al dolo
Class Action contro le applicazioni spia su iPhone
La Storm 8, azienda produttrice di applicazioni per iPhone, è al centro di una class action che mette all'indice il database di numeri di telefono che il gruppo ha creato della propria clientela. L'azienda dice fosse un bug, ma l'accusa crede al dolo

Quando si installa una applicazione sul proprio iPhone, si lascia nelle mani degli sviluppatori la possibilità di gestire il proprio numero di telefono. Attorno a questa scoperta ad inizio Ottobre è nato un vero e proprio caso, poiché è sulla base di questa possibilità che alcuni sviluppatori avrebbero chiamato direttamente gli utenti per offrire loro versioni di upgrade a pagamento o altre offerte commerciali. Apple si era immediatamente difesa: «It’s not a bug, it’s a feature». Se dunque l’accesso a tali informazioni è cosa in effetti possibile, l’uso delle informazioni stesse non è invece libero: ogni violazione ai limiti imposti dalle licenze di Cupertino, pertanto, può essere addebitabile soltanto alla responsabilità del singolo sviluppatore.

Sulla base di questa considerazione è partita una class action (pdf) che, avviata dall’utente Michael Turner, punta a mettere all’indice le pratiche commerciali della Storm 8, azienda titolare di alcune applicazioni in commercio sull’App Store. La Storm 8, infatti, secondo l’accusa avrebbe creato un database di numeri di telefono il cui uso non avrebbe però potuto avere alcuna autorizzazione. La Storm 8 ha voluto spiegarsi attraverso una email del servizio di assistenza: «Vi ringraziamo di nuovo per averci segnalato la situazione. Avevamo un bug che è stato risolto. Le applicazioni aggiornate devono passare attraverso il regolare processo di analisi. Dovete aspettarvi di vederle comparire sull’App Store a breve. Ancora una volta vi ringraziamo per aver portato alla nostra attenzione la cosa e ci scusiamo con i nostri utenti».

L’accusa non crede però nel fatto che i responsabili non sapessero di quanto stava accadendo. Secondo il documento depositato da Turner, infatti, il tutto poteva essere portato avanti soltanto attraverso l’uso di uno «specifico e specializzato codice»: non una azione involontaria, dunque, ma una pratica esplicitamente dolosa. L’accusa tira in ballo 7 applicazioni, tutte relative a giochi per i device Apple: “World War”, “iMobsters”, “Racing Live”, “Vampires Live”, “Kingdoms Live”, “Zombies Live” e “Rockstars Live”.

Giochi Storm 8

Giochi Storm 8

Il “mea culpa” della Storm 8 potrebbe pertanto non bastare. Il gruppo ha fatto pubblica ammenda, ma ha motivato il tutto ad un bug, scaricando pertanto sul fato le responsabilità per l’accaduto. La Corte dovrà ora valutare le discriminanti tra errore e dolo, tra disattenzione e colpa, sulla base di quanto stabilito dalla Computer Fraud and Abuse Act della California. Le conseguenze del caso non saranno minori, se è vero che le applicazioni dell’azienda sono già state scaricate in almeno 20 milioni di unità.

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