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La compagnia tedesca SAP ha lanciato una campagna di assunzioni che non ha precedenti nel settore. Le posizioni aperte sono per tester di software, programmatori e specialisti di qualità dei dati, ma dovranno avere una caratteristica in più: essere affetti da autismo. Nel mondo della tecnologia erano già stati introdotti piccoli esperimenti di questo genere, come Aspiritech, però mai nessuna multinazionale era arrivata a questo passo.
Quale rapporto ci può essere tra una sintomatologia tanto grave e l’industria tech? I dirigenti della SAP lo hanno spiegato con tipica razionalità teutonica: l’autismo è un disturbo dello sviluppo neurale caratterizzato da un comportamento ripetitivo e limitato, che colpisce le abilità sociali e di comunicazione della persona, ma non quelle analitiche. Anzi, com’è noto spesso le persone con autismo ottengono punteggi alti ai test di intelligenza. Per la SAP queste persone nascondono dentro di sé abilità speciali che possono aiutare a guidare l’innovazione.
La società di software sta lavorando a questa iniziativa con l’organizzazione sociale danese
Think different, recitava un famoso slogan. Il concetto, decisamente controverso anche se affascinante, è che per rompere gli schemi e vedere ciò che gli altri non vedono è necessario utilizzare la mente in modo diverso. Ma qual è il confine tra sostegno alle persone svantaggiate – e lo è: gran parte degli autistici non ha un lavoro – e lo sfruttamento?
Una risposta possibile è la recente