Mark Zuckerberg è volato in Cina e non è soltanto un viaggio di piacere. Benché il Natale sia alle porte, il numero uno del progetto Facebook ha voluto incontrare il numero uno di Baidu, Robin Li, per un dialogo a due che sta facendo discutere tutto il mondo. E questo per un motivo chiaro: qualunque decisione verrà presa, coinvolgerà in qualche modo centinaia di milioni di persone.
Mark Zuckerberg ha dalla propria il social network più importante del pianeta; Baidu è il motore di ricerca leader sul territorio cinese, l’unico motore che (con mezzi di varia natura, non da meno il supporto delle autorità locali) ha saputo mettere all’angolo Google. Tra le parti deve giocoforza esserci interesse ed attrazione reciproci, perché nonostante l’ampiezza dei due servizi è in ballo una complementarità quasi perfetta tra le parti.
Per Facebook la Cina è ancora terreno di conquista. Recentemente Zuckerberg ha spiegato che un network con l’ambizione di unire tutto il mondo non può ignorare un paese che ha al proprio interno 1 miliardo di abitanti (nella mappa sottostante, redatta da Paul Butler, sono raffigurate le amicizie su Facebook e le relazioni intessute tra i paesi nel mondo: la Cina risulta completamente assente nonostante la sua imperante presenza sul web). Baidu da parte sua potrebbe rinsaldare le proprie radici proprio nutrendole con la linfa social di Facebook, conglobando così esattamente quell’antidoto che anche in occidente sta infastidendo non poco le ambizioni egemoniche di Mountain View.
In queste ore le speculazioni sono state molte, ma la verità è in questa semplice notizia: Mark Zuckerberg è volato in Cina ed è stato “paparazzato” assieme a Robin Li. Difficilmente, peraltro, i due hanno voluto tener segreto l’incontro e le foto sfuggite sui media sono probabilmente un passo voluto per introdurre quel che potrebbe succedere. Portare Facebook in Cina, infatti, è un boccone che l’occidente dovrà digerire poco alla volta per non risultare indigesto. Il social network è infatti in grado di carpire informazioni capillari sulle singole persone, il che potrebbe essere particolarmente goloso per le ambizioni totalitariste del Governo locale.
Portare Facebook in Cina significa firmare un patto con il diavolo, accettare un compromesso che dovrà essere quanto più trasparente possibile per evitare che il social network possa entrare nell’occhio del ciclone da parte degli attivisti e dell’opinione pubblica occidentali. Quale sarà la libertà di espressione garantita in Cina? Quale sarà il grado di censura imposto e quale l’invadenza dei controlli di stato sui server del social network?
La Cina è un rischio, ma è un rischio da affrontare: dentro la Grande Muraglia c’è un miliardo di persone pronte a cliccare sul “mi piace”. C’è un impero da conquistare. C’è un ulteriore grande passo da compiere.
[nggallery id=92 template=inside]