Il cemento è il materiale da costruzione più utilizzato al mondo, impiegato due millenni fa anche dai romani per la realizzazione di edifici e templi. La ricerca e i progressi in ambito edilizio lo hanno reso sempre più resistente e versatile, ma un problema è rimasto lo stesso di sempre: con il formarsi delle crepe l’intera struttura rischia nel tempo di diventare meno stabile, con pericoli che non è difficile immaginare per chi si trova all’interno.
Un’innovazione arriva dall’Olanda, dove un microbiologo nel 2006 ha iniziato a studiare il possibile impiego di batteri bacillus integrati direttamente all’interno del cemento. Questi, pur restando dormienti per anni, sono in grado di attivarsi una volta a contatto con l’acqua trasportata dalle infiltrazioni, producendo spore capaci di sopravvivere per decenni senza ossigeno, il cui compito è quello di riempire lo spazio formato dalle crepe e impedire l’avanzata del liquido. Queste le parole di Henk Jonkers, professore del team che si occupa del progetto presso la Delft University of Technology.
Il problema delle crepe sono le infiltrazioni. Se ci sono delle crepe, l’acqua ci passa attraverso, arrivando ad esempio alle fondamenta o nel garage. Inoltre, se quest’acqua raggiunge i rinforzi in acciaio (nel cemento sono presenti armature in acciaio) inizia a corroderli e la struttura finisce per collassare.
La soluzione è rappresentata da quello che Jonkers chiama biocemento, ovvero un materiale in grado di rigenerarsi automaticamente in caso di fratture o al verificarsi di una crepa, eliminando alla radice il problema delle infiltrazioni.
Abbiamo inventato il biocemento, cemento che si rigenera da sé utilizzando i batteri.
Il “cibo” scelto per alimentare i batteri è il lattato di calcio, un sale cristallino presente nel materiale e racchiuso in capsule che si aprono al contatto con l’acqua. Sarà comunque necessaria una lunga fase di test e certificazione prima questo innovativo tipo di cemento possa essere impiegato su larga scala.