Cartellopoli: blogger condannato per istigazione

Blogger romano condannato a 9 mesi di carcere: denunciava l'abusuvismo dei cartelloni pubblicitari nella capitale. Solidarietà dalla Rete.
Cartellopoli: blogger condannato per istigazione
Blogger romano condannato a 9 mesi di carcere: denunciava l'abusuvismo dei cartelloni pubblicitari nella capitale. Solidarietà dalla Rete.

Permette ai cittadini della Capitale di denunciare lo scempio dei maxi cartelloni pubblicitari. Per questa ragione, il blogger Massimiliano Tonelli, fondatore di Cartellopoli.net, è stato condannato in primo grado a nove mesi di carcere, sospesi con la condizionale, e a 20 mila euro di risarcimento danni, dopo una battaglia legale che era iniziata con il temporaneo sequestro del sito. Ora la condanna è per «istigazione a delinquere». Un caso molto delicato dal punto di vista della blogosfera.

Fino a che punto il gestore di un blog – che non è una testata giornalistica – è responsabile di ciò che altri producono su questo spazio? Già, perché se pare anche naturale essere solidali verso questo progetto che da alcuni anni denuncia l’abusivismo dei cartelloni pubblicitari (Roma ne soffre storicamente, e quanto nessun’altra città in Italia), la vicenda del sequestro prima e poi della condanna riguarda la tenuta della nostra legislazione rispetto ai contenuti spontanei delle reti sociali.

Sembra incredibile dover ancora tornare su questi argomenti che appartengono al grande dibattito della fine degli anni Novanta e che portò alla legge quadro del 2003 sulla privacy in cui venne stabilita la sostanziale differenza tra testate e blog, eppure questa condanna ci riporta indietro di un decennio, quando non era chiaro a nessuno che prendersela con alcuni siti, o persino i provider, era come prendersela con un muro invece che con chi, al limite, vi attaccava i suoi manifesti.

Secondo il giudice (il dispositivo della sentenza non è ancora stato reso noto) invece, avendo il blog dato l’opportunità di agglomerare un comitato online (che si autodefinisce «contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara»), è responsabile quanto meno di aver istigato quei contenuti che una delle società che gestisce questi cartelloni, la Ddn. Srl, ha consideato lesivi della propria immagine. Un cittadino aveva infatti postato sul blog le immagini della sua privata “rimozione” di un cartellone considerato abusivo, di appartenza della società.

La solidarietà su Twitter a @Cartellopoli è scattata immediatamente: molti si chiedono come sia possibile arrivare a sentenze del genere, dove chi denuncia qualcosa di evidentemente illegale finisce per pagarne le conseguenze.


Una pioggia di commenti, articoli, tweet, sta inondando il blog. Arrivano anche dichiarazioni di solidarietà da parte di politici romani, più o meno impegnati nella campagna elettorale per le comunali (soprattutto), regionali o nazionali. Il tema del degrado estetico della città, infatti, torna alla ribalta ogni volta che si vota, anche perché purtroppo i partiti spesso tappezzano la città di manifesti, e questa sentenza mette in una situazione imbarazzante la politica della Capitale.

Se da un lato qualunque sentenza va rispettata, la denuncia dei cittadini non può restare inascoltata. Questo blog, infatti, ha collezionato la cifra incredibile di 150 mila foto di cartelloni abusivi. Un’ipotetica indagine esplorativa sul fenomeno prima di un qualunque provvedimento, una legge o anche una determina comunale, dovrebbe partire da qui.

cartelloni politici abusivi

Come denunciato sul blog, a Roma il vizio dei “manifesti facili” è assolutamente bipartisan.

Per questa ragione, in poche ore si sono messi in fila i candidati alla poltrona di sindaco Umberto Croppi e Alfio Marchini, il segretario dei Radicali Mario Staderini, Athos De Luca consigliere capitolino del PD, ma anche Marco Visconti, attuale assessore all’Ambiente del Comune di Roma, e molti altri. Un mix di politica, responsabilità più o meno oggettive, e interpretazioni legislative che non fa certamente bene alla causa.

Sarebbe meglio focalizzarsi sulle motivazioni di questa condanna, come d’altronde sa bene Tonelli: da cofondatore di Exibart, giornalista e blogger, e creatore e direttore di Artribune, una delle migliori netzine sull’arte, si dice preoccupato e sconfortato:

L’avvocato dell’azienda ha sostenuto che sono stati i cittadini, istigati dal blog Cartellopoli, ad aver devastato la città, non le affissioni selvagge. (…) Attenderemo la pubblicazione delle motivazioni, faremo appello e sicuramente verremo risarciti di questa sentenza ingiusta, ma nonostante ciò dobbiamo celebrare una giornata triste e buia per questa città, purtroppo non è la prima, purtroppo non sarà l’ultima.

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