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L’applicazione Carrier IQ, la quale ha
In base ad alcuni studi condotti su una serie di smartphone, dunque, Eckhart è giunto alla conclusione che Carrier IQ è installato ad insaputa dei clienti su milioni di dispositivi distribuiti in tutto il mondo, con l’obiettivo di estrapolare una serie di informazioni altrimenti impossibili da ottenere. Lo scopo di tale software, del resto, è proprio quello di fornire a produttori ed operatori di telefonia mobile alcuni dettagli utili a migliorare i propri prodotti, ma tali funzionalità sarebbero state utilizzate in maniera impropria da diverse aziende.
Eckhart ha quindi pubblicato un video nel quale dimostra la propria tesi in maniera piuttosto chiara: durante la navigazione nel web, infatti, Carrier IQ monitora quanto visualizzato e raccoglie informazioni senza alcun avvertimento nei confronti dell’utente, anche qualora sia utilizzato il protocollo di connessione sicura HTTPS. Secondo il venticinquenne ricercatore statunitense, poi, tale software traccerebbe anche altre informazioni quali i messaggi di testo, la posizione dei dispositivi ed una serie di dati che vengono poi trasmessi ai server delle società produttrici dei device ed in alcuni casi agli operatori.
Il ricercatore ha dunque definito Carrier IQ un vero e proprio rootkit, causando una reazione da parte della società che si occupa del suo sviluppo sfociata in una denuncia formale. Eckhart ha successivamente visto giungere in propria difesa la Electronic Frontier Foundation, il cui intervento ha avuto come conseguenza il ritiro della denuncia. Il gruppo che realizza tale software ha dunque provato a difendere la propria posizione sostenendo che l’obiettivo di Carrier IQ è soltanto quello di fornire informazioni relative alla qualità del segnale ricevuto, allo stato della batteria ed eventuali crash del sistema operativo, benché il video in questione dimostri esattamente l’opposto.