Caro pirata ti scrivo

800 lettere sono in partenza, altre centinaia sono in preparazione: la BPI ha trovato la collaborazione degli ISP inglesi ed ora tramite la Virgin Media sta inviando missive minacciose a coloro i quali scaricano musica illegalmente dal web
Caro pirata ti scrivo
800 lettere sono in partenza, altre centinaia sono in preparazione: la BPI ha trovato la collaborazione degli ISP inglesi ed ora tramite la Virgin Media sta inviando missive minacciose a coloro i quali scaricano musica illegalmente dal web

Ancora una volta, l’ennesima volta: nella disputa tra case discografiche e utenti in tema di file sharing inevitabilmente v’è la posizione contrastata degli ISP i quali, perennemente tra incudine e martello, debbono rispondere agli uni senza contrastare gli altri. La nuova puntata giunge dal Regno Unito, ove in queste ore (come preannunciato) stanno partendo centinaia di lettere destinate agli utenti scoperti in fase di download da canali P2P.

L’iniziativa giunge dalla BPI, gruppo rappresentante le case discografiche inglesi, e coinvolge teoricamente tutti gli ISP d’oltremanica. In realtà le conferme sono al momento poche: ufficiale l’impegno Virgin Media, assodata la partecipazione British Telecom, unico diniego ufficiale al momento è quello di Carphone Warehouse. 800 lettere sarebbero già partite, altre migliaia sarebbero in partenza. Quello che ha chiesto la BPI è una sorta di manovra a tre fasi (strategia organica comunque negata dalla Virgin): un primo monito scritto per ricordare che l’uso di strumenti di file sharing può costituire reato, un secondo avviso per ribadire il fatto di aver monitorato la connessione e di aver riscontrato usi illeciti, quindi la disconnessione coatta e l’impossibilità conseguente di accedere alla rete.

Per Virgin Media, il primo gruppo a partecipare all’iniziativa, il tutto non sembra però restituire buoni risultati: la clientela si è subito lamentata della posizione dell’ISP in quanto si sente minacciata da un’azienda a cui viene versato del danaro e dalla quale si intende essere protetti. Da parte degli ISP si sta sviluppando una duplice strategia difensiva: innanzitutto si smuiscono i numeri, valutando come «una goccia nel mare» le centinaia di lettere in preparazione (si stima come poco più del 60% degli utenti della rete abbiano già scaricato materiale illegale); inoltre BPI e ISP parlano di “educazione”, di una mossa volta a non cercare uno scontro legale con gli utenti ma comunque utile a sviare dalla cattiva strada.

Secondo PcWorld l’iniziativa è destinata a durare due mesi, una sorta di “beta” prima di valutare il feedback e gli effetti delle lettere inviate. «L’educazione è assolutamente la chiave per ridurre l’estensione del fenomeno del download illegale. Noi crediamo che le nuove partnership con gli ISP possano aiutare a costruire una rete in cui la musica è tenuta in giusta considerazione. Questa collaborazione con Virgin Media è il primo passo per raggiungere l’obiettivo», parola di Geoff Taylor, executive BPI. L’associazione ritiene che sia questa la strada ideale per giungere ad una battaglia più serrata contro la pirateria, e per certi versi il tutto appare come un ritorno al passato dopo che le battaglie legali (lunghe e incerte) non hanno nel tempo restituito risultati concreti ai detentori dei diritti.

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