Caos tassisti sul Milleproroghe

L'approvazione in Senato del maxiemendamento non è piaciuta ai tassisti, che bloccano le piazze: il tema è sempre l'esercizio dei driver Ncc.
Caos tassisti sul Milleproroghe
L'approvazione in Senato del maxiemendamento non è piaciuta ai tassisti, che bloccano le piazze: il tema è sempre l'esercizio dei driver Ncc.

Oggi in Senato è stato approvato con 153 voti favorevoli e 99 contrari il testo che contiene diversi tipi di proroghe affidate al governo. Tra i vari articoli, che riguardano pubblica amministrazione, editoria, lavoro e politiche sociali, sviluppo, salute, e altri ambiti e attività, c’è pure il rinvio dell’adozione di norme sul servizio abusivo di taxi e sul noleggio con conducente, da tempo richiesta dalle associazioni di tassisti.

I tassisti sono dunque tornati sul piede di guerra, dicendosi convinti che in questo modo, con l’approvazione del Milleproroghe (che andrà blindato martedì alla Camera dove verrà votato senza modifiche essendo da chiudere entro il 27 febbraio), si apra la porta almeno fino a fine anno alle pratiche abusive dei conducenti Ncc. In termini più semplici: rinviando l’adozione delle norme sul servizio abusivo di #taxi e sul noleggio con conducente, si sospende l’efficacia delle norme che impediscono a queste auto di restare nella rimessa prima della chiamata e a seguito del servizio una volta fornito. Un pallino della categoria tassisti, che ha sempre considerato questa distinzione un baluardo per distinguere il servizio tipo Uber con quello dei tassisti. Manca, com’è noto, una legge di riordino dei trasporti di persone tramite servizi non di linea – l’attuale risale al 1992 ed è un colabrodo – e finché mancherà tutto il Paese, e in particolare le grandi città come Roma, Milano, Torino, Firenze, piazze molto calde, subiranno i blocchi e le proteste di una categoria con un alto livello di reattività e organizzazione.

Illegalità ma anche lobbismo

Quella dei taxi è una storia molto italiana. Tutti sanno che c’è un problema alla base, la politica è spaventata dalle reazioni, e non legiferando in senso liberale mantiene i presupposti di azioni non sempre corrette di chi cerca comunque di sopravvivere dentro una cornice semi-monopolista, alimentando quelle frustrazioni che giustificano le proteste, che a loro volta spaventano la politica. E non finisce più. Un circolo vizioso creato, peraltro, anche dal passaggio – fiscalmente opaco – delle licenze che dovrebbero essere emanate gratuitamente dalle municipalità e invece sono vendute a prezzi folli, che indebitano i tassisti.

Non hanno più alcuna importanza il mercato, né l’innovazione, né la protezione del pubblico servizio. È scontro totale tra categorie, aziende, cittadini, sindaci, prefetti, parlamento. E per cosa, in questo caso? Per il vincolo di territorialità, cioè l’impossibilità per i driver di operare in città diverse da quelle dove hanno preso la licenza. Non esistono statistiche, ma la percentuale di questa “apertura” è per forza irrisoria, eppure basta a sospensioni dei servizi che stanno mandando in tilt le città. In situazioni politiche più chiare, nette, coraggiose, non accadrebbe.

Una soluzione? Forse un vero tavolo sulla legge-delega, che gira come un fantasma dal 2015. Nel frattempo, ogni piccolo passo nella direzione della sospensione della legge del 92 viene vissuta come una sanatoria e un piacere alle multinazionali. Anche se ci sono ottimi esempi di applicazioni, create proprio con i tassisti, come MyTaxi, che dimostrano come anche in questo settore innovazione non fa per forza rima con abuso.

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