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Secondo una nuova esclusiva inchiesta di The Guardian, Cambridge Analytica, nonostante l’invito di Facebook a rimuovere tutti i dati degli utenti della piattaforma illecitamente utilizzati, avrebbe conservato i modelli predittivi derivati da milioni di profili social in tutte le elezioni Presidenziali statunitensi. In altri termini, anche se il social network era riuscito ad obbligare Cambridge Analytica a cancellare i dati degli utenti, le informazioni basate su tali dati sembrano essere sopravvissute ancora a lungo. Secondo le email a cui la fonte ha avuto accesso, Cambridge Analytica non avrebbe accettato di cancellare anche i derivati dei dati.
La corrispondenza, ottenuta dal Guardian, solleva anche delle domande sull’accuratezza della testimonianza che l’amministratore delegato di
Cambridge Analytica, che ha annunciato questa settimana di stare per chiudere, ha ripetutamente negato che i dati di Facebook o le tecniche di targeting fossero state utilizzate nella campagna di Trump. Secondo gli ex dipendenti, dunque, la società avrebbe "nascosto" questi dati almeno fino a un controllo nel marzo 2017 richiesto dall’indagine di un giornalista dell’Observer ed ha certificato la rimozione solo nell’aprile del 2017, cioè molto dopo il termine delle Presidenziali americane.
In risposta al The Guardian, un portavoce di Cambridge Analytica ha negato l’esistenza di una cache segreta nei server e ha dichiarato che la società ha iniziato a cercare di cancellare i derivati di tali dati dopo la cancellazione dei dati originali, terminando ad aprile 2017. Secondo Cambridge Analytica si sarebbe trattato di un processo molto lungo.
Se il report del The Guardian dovesse risultare accurato, quanto scoperto metterebbe in luce come Facebook non abbia verificato che Cambridge Analytica avesse effettivamente cancellato tutti i dati, compresi quelli derivati. In secondo luogo, Cambridge Analytica aveva affermato di aver eliminato i dati nel 2016 ma non sarebbe chiaro, a questo punto, il perché questo processo sia durato così a lungo.
L’unica certezza, comunque, rimane quella che i dati degli utenti sono stati utilizzati in maniera del tutto non autorizzata come già ampiamente emerso in questi mesi.