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Dal sud con furore, Fabrizio Perrone e il suo staff hanno ricevuto un seed di investimento da parte del venture incubator 56CUBE, espressione di Digital Magics, per la loro startup, Buzzoole. Nata un anno fa e sostenuta dal programma BizSpark di Microsoft, ora comincia a pensare sul serio al proprio sviluppo. Si occupa di una materia strana, l’IEO (Influence engine optimization).
Just received a 180k #investment from @Digital_Magics and @56CUBE! Looking forward to improvements!#newyearnewbuzzole pic.twitter.com/8AkpvIxMWb
— Buzzoole (@Buzzoole) November 12, 2013
Fabrizio Perrone, Fondatore e CEO di Buzzoole, è decisamente entusiasta:
Diventare una startup di 56CUBE ed entrare all’interno di un network di alto livello come quello di Digital Magics rappresenta per noi un momento fondamentale, che ci dà la motivazione e gli strumenti per continuare a metterci in gioco ancora di più e affrontare il mercato. Stiamo già lavorando, con il supporto dei due venture incubator, per lo sviluppo tecnologico e strategico di Buzzoole: a breve rilasceremo la versione beta della nostra piattaforma e stiamo contattando importanti operatori industriali, ma anche piccole e medie imprese, per presentare gli elevati vantaggi competitivi dei nostri servizi.
L’ottimizzazione
L’ottimizzazione promessa da Buzzoole diventa una moneta di scambio concreta sul mercato, dunque vuole fare del buzz un ad, cioè dell’influenza nel flusso in Rete un vettore pubblicitario. Come? Semplice: gli algoritmi vengono messi al servizio di una ricerca di mercato, non dell’influencer individuale, aiutando a pianificare in modo più originale le proprie campagne. Uno stile di marketing non-convenzionale che si riconosce nel fondatore, già startupper di Fan Media. La questione sta tutta nel vedere se l’influenza di qualcuno può essere premiata per scopi economici, imitando Google AdWords. Buzzooole, infatti, non si limita, come Klout, a calcolare la popolarità: considera l’autentica influenza di alcuni utenti su base geografico-tematica, puntando sull’interesse dell’influncer ad occuparsi di un tema che conosce bene, anche quando questo significa partecipare a un obiettivo commerciale. Ma la soluzione è l’automatismo della piattaforma e la flessibilità del budget per i marchi. In pratica, non c’è più bisogno (o quasi) di un digital PR.