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In un settore come quello delle ricerche online, nel quale Google detiene oggigiorno un monopolio di fatto, ecco fare la sua comparsa un nuovo protagonista. L’idea alla base del progetto
, già online nella sua prima versione beta, si può in qualche modo paragonare a quella che quasi un decennio addietro segnò la nascita di Wikipedia. Nell’era del Web 2.0, delle reti sociali e della collaborazione partecipativa alla crescita di Internet, l’algoritmo sul quale basa il proprio funzionamento il motore in questione sarà alimentato dalle scelte espresse dagli utenti, così da fornire risultati inerenti a quanto cercato dai navigatori.
Più nel dettaglio, Blekko fa uso delle cosiddette
, ovvero di quei termini utilizzati anche dalla maggior parte di blog e siti Web come contenitori per una particolare tipologia di informazioni. Effettuando ad esempio una ricerca e specificando “/tech” all’interno della query, verranno mostrati i risultati relativi alle parole inserite, appartenenti in primis ai siti che trattano argomenti riguardanti la tecnologia. Questo approccio, come si può immaginare, è potenzialmente in grado di escludere dalle SERP tutti quei link generati con termini di ricerca che il motore potrebbe interpretare con più di un significato. Una simile operazione, va specificato, è attualmente possibile anche su Google, adottando alcuni
durante la scrittura delle query.
Secondo
, fondatore dell’azienda che si è occupata dello sviluppo, Blekko avrebbe tutte le carte in regola per mettere il navigatore al sicuro da siti contenenti spam o materiale del tutto fuorviante ai fini della ricerca effettuata. Il progetto, che stando alle premesse appare interessante e da tenere d’occhio, conta oggi circa tre milioni di pagine e documenti indicizzati. Giusto per fare un paragone, l’indice di Google del 1998, quando fu creato il primo indice, ne conteneva 26 milioni e nel 2008
su una base indicizzabile di un trilione di pagine (1.000.000.000.000).