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Eseguire una ricerca in rete non solo porta alle pagine interessate, ma lascia dietro di sé una scia di informazioni relative al navigatore, alle sue abitudini, ai gusti e molto, molto altro ancora. Sebbene non tutti ne siano consapevoli,
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salvano infatti alcuni dati al fine di ottimizzare il processo di ricerca stesso, ma anche per studiare tendenze di mercato e per creare un database che possa tornare utile agli organi competenti nell’eventualità di un’indagine per frode o altro.
Ma per quanto tempo queste informazioni vengono conservate? Grazie alla pressione dell’
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, impegnata nel tentativo non sempre agevole di tutelare la privacy dei suoi cittadini, Microsoft ha annunciato di aver ridotto questo lasso di tempo a soli sei mesi. Fino ad oggi, infatti, Bing teneva traccia delle pagine ricercate, dei link cliccati, dell’indirizzo IP dell’utente attraverso cookie e ID della sessione per un totale di 18 mesi. Prima che questa riduzione abbia un effetto concreto sul motore interno di Bing, bisognerà comunque attendere circa un anno.
Anche i suoi principali concorrenti non sono esenti da imposizioni di questo tipo, contenute nell’Article 29 Data Protection Working Party. Ad oggi Google conserva queste informazioni per un lasso di tempo pari a nove mesi, mentre Yahoo ha di recente annunciato di voler venire incontro alle esigenze dei suoi utenti, riducendo il periodo ad un solo trimestre.