Bin Laden? Cerchiamolo con Google Earth

Due professori di biogeografia del MIT hanno proposto di incrociare i dati disponibili su Osama Bin Laden per identificare dove, con maggior probabilità, risiede ad oggi il leader del terrorismo internazionale. Il tutto utilizzando anche Google Earth
Bin Laden? Cerchiamolo con Google Earth
Due professori di biogeografia del MIT hanno proposto di incrociare i dati disponibili su Osama Bin Laden per identificare dove, con maggior probabilità, risiede ad oggi il leader del terrorismo internazionale. Il tutto utilizzando anche Google Earth

George W. Bush non ce l’ha fatta dal 2001 ad oggi, Obama non sembra avere molti indizi in più: Bin Laden è oggi più che mai il latitante più cercato al mondo, ma il re del terrorismo internazionale non ha mai lasciato tracce di sé che potessero permetterne la cattura. In bunker cittadini o in grotte montane, a cavallo o circondato da tecnologie di primissimo piano: l’immaginario attorno alla sua figura si è arricchita di un corollario di ipotesi mai concretizzatesi però nella scoperta. Ora c’è chi vorrebbe provare a cercarlo con Google Earth, identificando nel software una soluzione alternativa ad un problema mai risolto.

Va detto che se nei giorni scorsi in molti hanno creduto nella scoperta di Atlantide per mezzo di Google Earth 5.0, ora vi sarà quantomeno più prudenza nell’interpretare le informazioni eventualmente reperite su Bin Laden. Anche perché, e non è semplice umorismo, probabilmente è più semplice trovare un vecchio mito che non una persona che fino ad oggi ha dimostrato di avere mezzi e strategie per celare la propria immagine ad ogni spia o sistema di intercettazione. La nuova teoria è ora riassunta in un file pdf da 2.2 Mb, “Finding Osama Bin Laden: An Application of Biogeographic Theories and Satellite Imagery“, con una procedura che con tutta evidenza è più che altro una dimostrazione di una via possibile per estrapolare informazioni da dati pubblicamente disponibili.

La teoria si basa sui dati raccolti nel tempo circa il rapporto tra l’uomo ed il pianeta: i suoi spostamenti, i suoi interventi, i suoi meccanismi di interazione. Questo tipo di analisi macroscopica permette di astrarre dal dettaglio per capire spostamenti, insediamenti, interventi sul territorio. Una volta ottenuti i dati di interesse, si incrocia il tutto con i dati geografici per capire quale possa essere il rilievo statistico dello studio. Nel caso specifico si è ipotizzato che Osama Bin Laden possa nascondersi più facilmente in una cittadina, piuttosto che non in una grotta isolata (approvvigionamenti, strumentazioni e spostamenti risulterebbero più difficoltosi ed anche più chiari agli occhi dei satelliti nemici). Un piccolo entourage di body guard sarebbe inoltre necessario, dunque occorre ipotizzare residenze con almeno 3 stanze a disposizione. Ma non solo: ulteriori analisi sulla persona suggeriscono la possibilità che Bin Laden possa preferire una zona cintata per la protezione personale, coperta da vegetazione, dotata di elettricità (per la dialisi). Ancora, all’aumentare della distanza da Tora Bora (l’ultima residenza certificata di Bin Laden) diminuisce la possibilità di trovare il nuovo nascondiglio.

Tali dati, applicati ai rilievi geografici oggi largamente disponibile su un software quale Google Earth, permettono di cercare, una ad una, le abitazioni papabili. Il software Google è espressamente citato a pagina 14 della ricerca notificando un dettaglio pari a 0.6×0.6 metri per ogni singolo pixel, il che rappresenta un sufficiente dettaglio per il tipo di ricerca statistica che si intende portare avanti con il sistema firmato dai professori di geografia del MIT Thomas W. Gillespie e John A. Agnew. Sul software sono poi state identificate una ventina di residenze possibili divise in sette agglomerati, riportate in apposita tabella con tanto di coordinate (latitudine e longitudine) utili all’identificazione sulle mappe.

Uno dei possibili nascondigli di Osama Bin Laden

La possibile residenza di Bin Laden

La procedura suggerita affonda la propria natura completamente nella statistica, lavorando su una sorta di profiling del ricercato per capire, dati geografici alla mano, dove possa essere sua convenienza risiedere. Come per ogni teoria, la validità sta soltanto nella dimostrazione. «Il clamore generato dalla ricerca ha fatto piovere addosso a Gillespie numerose critiche di chi ha fatto notare l’inopportunità di pubblicarne i risultati sul web, facilitando l’eventuale fuga di Osama, nel caso fossero veri. Ma anche e soprattutto di chi la mette in dubbio, come il professore della Ryerson University Murtaza Haider, di origini pachistane: con una lettera pubblicata dalla stessa International Review, ha fatto notare come difficilmente un sunnita come Bin Laden cercherebbe nascondiglio nell’unica città a maggioranza sciita della regione tribale del Pakistan», così Repubblica.it sul caso.

Le critiche alla ricerca, così come raccolte dal Wired, sono più che altro basate sull’approccio semplicistico al problema, con il dito puntato contro una metodologia che ignora la grande variabilità dei parametri di scelta e la sicura intelligenza organica del gruppo che sta dietro al numero uno del terrorismo internazionale.

Insomma, anche su Google Earth Bin Laden rimarrà per ora celato ai più. Però, Bin Laden a parte, la ricerca del MIT permetterà ora a tutti di guardare con occhio diverso le mappe, identificando direttamente sul territorio quelli che sono i tratti e le scelte della nostra società. Dicesi Biogeografia. Per chi volesse invece impegnarsi concretamente nella ricerca dalla propria scrivania, forse uno stimolo di incoraggiamento potrebbe esserci: la taglia su “Usama Bin Muhammad Bin Ladin” è ancor oggi pari a 25 milioni di dollari.

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