Bill Ford racconta la rivoluzione al Web Summit

Bill Ford tra gli speaker del Web Summit: l'automotive fa capolino alla kermesse europea, simbolo delle forti novità in arrivo.
Bill Ford racconta la rivoluzione al Web Summit
Bill Ford tra gli speaker del Web Summit: l'automotive fa capolino alla kermesse europea, simbolo delle forti novità in arrivo.

Cosa ci fa il pronipote di Henry Ford sul palco centrale del Web Summit? È l’immagine dell’automotive che sta per subire il più grande cambiamento della sua storia. Bill Ford, nato a Detroit 58 anni fa, a capo della industria che porta il suo nome, ha l’automobile nel sangue, ma non gli costa nessuna fatica considerare l’auto sempre meno come l’intero mondo del trasporto individuale, e sempre più come un pezzo del mondo dei trasporti. Un cambiamento culturale che parte da chi più da vicino ha respirato il mondo dell’auto e più ne ha consapevolezza: la sensibilità della famiglia Ford è forse uno degli indizi più potenti di una rivoluzione che sembra essere ormai realmente dietro l’angolo.

Eravamo un’azienda che produceva auto, ora siamo un’azienda di mobilità

In venti minuti, davanti alla platea del Web Summit sul palco centrale, Bill Ford ha enunciato tutti i principi cardine della Tech Mobility del futuro: l’auto come mezzo e non come fine, l’automobile come servizio e non come proprietà, e soprattutto la necessità per le grandi compagnie di aprirsi alle startup digitali. Un’esigenza, questa, dettata dall’urgenza e dall’innovazione: soltanto gettando il cuore oltre l’ostacolo si potrà cavalcare un cambiamento destinato ad essere rapido, rapidissimo, di portata storica. L’intervistatrice, giornalista di Bloomberg, ha provato a mettere Bill Ford in difficoltà sulla questione del business model («se Ford mette a disposizione in India dei van per le mamme, per sorreggere la microeconomia, dove finiscono i vostri profitti?»), ma la risposta è stata precisa, diretta, esaustiva:

Chiaramente Ford deve ancora fare delle belle auto, ma nelle aree urbane la mentalità è fornire servizi. Parliamo di modelli molto differenti da quello tradizionale: Ford cannibalizza parte del suo modello per trovare nuove strade.

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Una rivoluzione abbracciata senza timori, insomma, nella consapevolezza per cui le difficoltà della transizione saranno via via compensate dalle crescenti opportunità che vanno ad emergere. Una visione chiara, insomma, che sta a monte della strategia che il gruppo ha imboccato ormai da alcuni anni.

Il progresso di questi anni

Sotto la direzione di Bill Ford la casa automobilistica ha compiuto i più coraggiosi passi tecnologici della sua storia. Negli ultimi 15 anni Ford ha introdotto Suv ibridi ad alta efficienza, ha investito nei carburanti alternativi, ha creato un proprio incubatore di startup, ha realizzato una piattaforma di infoitaiment per l’auto connessa (e per una mobilità basata su connettività), ha ideato servizi di mobility shuttle e applicazioni che fondono il ride sharing coi propri veicoli o servizi. L’idea alla base è sempre la stessa, cioè anticipare il cambiamento invece di subirlo.

Non c’è quasi giorno che non si vedano uscire nuove indiscrezioni sull’automotive: le self driving car stanno spopolando nelle pagine di siti e magazine, la riflessione generale verte sulle implicazioni economiche, infrastrutturali, persino sociali e morali del futuro dove le auto saranno molto diverse da oggi. Il punto di vista di Ford è che da questo dibattito non può essere escluso chi questo oggetto, l’auto, l’ha sempre costruito.

Ford Mustang

Una accattivante Ford Mustang saluta gli avventori del Web Summit. Perfetta sintesi delle due tensioni dell’automotive contemporaneo: da un lato il fascino costruttivo, muscolare, dell’auto; dall’altro la tecnologia che implementa le sue capacità. Questa macchina è infatti un prototipo di auto connessa, che proprio a Dublino ha avuto la sua prima demo.

Come una startup

La presenza di Ford al Web Summit è una presenza emblematica. E inizia tutto dalle parole di Mark Fields al New York International Auto Show nel mese di aprile:

Per Ford pensare come una startup è un atteggiamento endemico: noi stiamo incoraggiando tutti nella nostra azienda a fare altrettanto. Vogliamo sfidare la tradizione, senza dare nulla per scontato, e prenderci i nostri rischi per migliorare l’esperienza del cliente.

In queste parole c’è tutto. C’è il rischio, c’è la consapevolezza, c’è l’intraprendenza. E nel momento in cui Ford si presenta al Web Summit insieme ad un esercito di startupper, c’è anche la dimostrazione di quanto questa nuova filosofia sia stata sposata fin dalla radice. La novità è proprio nella forma mentis aziendale su cui basare il lavoro: cavalcare l’innovazione significa sporcarsi le mani con convinzione, avendo obiettivi chiari di fronte a sé ma senza il timore di inciampare. Il rischio è parte del percorso di chi vuol segnare un percorso e farsi avamposto, ma anche di chi vuol vedere per primo l’orizzonte da raggiungere.

Quella che fu la rivoluzione di Henry Ford è oggi la rivoluzione di un gruppo che non esita a mettersi in prima fila: c’è una rivoluzione da fare e il gruppo intende farsene carico.

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