Berna... bah!

Berna... bah!

L’incontro con Franco Bernabé è stata una bella idea (ringrazio peraltro DigitalPR per l’opportunità, sfumata a causa di un vulcanico raffreddore), ma dell’evento è rimasto a distanza di poche ore solo un gusto amaro.

Qualcosa non è andato come in molti speravano. Ed effettivamente non poteva che essere così.

Bernabé ha tenuto il coltello dalla parte del manico dall’inizio alla fine.

  • Bernabè ha invitato i blogger a “casa propria” invece che andare a “casa loro” (la BlogFest), avendo così la possibilità di gestire la location;
  • Bernabé ha predisposto una situazione che generasse domanda-risposta, invece che una discussione circolare: lui sul palco, il pubblico in platea;
  • Bernabè ha gestito ottimamente le domande. Ha divagato sui temi centrali, ha prolungato le risposte per fare in modo che le domande potessero essere poche, ha evitato punzecchiature per tenere basso ritmo e temperatura dell’incontro;
  • Bernabé ha trasformato i blogger in giornalisti, snaturando le loro peculiarità “discorsive” e pilotando l’incontro verso una realtà a cui è meglio abituato.


L’incontro con Bernabé alla fin fine in pratica non c’è stato. I blogger hanno anzi concesso a Bernabé una opportunità per fingere di aver fatto il passo giusto. Ne è uscito un teatrino privo di spunti, privo di conclusioni, privo di spessore. E la colpa non è né dei blogger, né degli organizzatori, né del moderatore, né del destino: la colpa è di Franco Bernabé, il quale ha evitato con cura di scendere nell’arena. E va biasimato, comunque: nella sua situazione, non aveva altra scelta. Dietro di lui, come egli stesso ha ammesso, vi sono limiti, pressioni, azionisti, debiti…

p.s. sì, il titolo è mutuato dalla simpatica intuizione di Luca Sartoni

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