Il magazine Fortune si è recentemente divertito a catalogare i più importanti insuccessi del 2007 ad opera delle aziende del settore hi-tech. Dei veri e propri passi falsi, con molti nomi noti annoverati nella sfortunata lista.
Tra di essi c’è, ad esempio, la compagnia Toto: i giapponesi si sono dovuti scusare prontamente per aver messo in commercio dei bagni ultra tecnologici non proprio privi di difetti. È capitato infatti che alcuni di questi esemplari abbiano preso fuoco dopo i primi utilizzi. Poco riuscito anche il prodotto di Diebold, un meccanismo di sicurezza che avrebbe dovuto blindare il sistema di voto elettronico. Anche in questo caso la società ha dovuto pubblicamente fare un passo indietro, ammettendo la fragilità del sistema dinanzi a un semplice virus.
Ma tra i nomi noti c’è anche Google: un belga, Didier Stevens, ha dimostrato che il noto
Non poteva mancare nemmeno Apple: celebre è la storia di Shea O’Gorman, una bambina di nove anni che avrebbe inviato una lettera al CEO Steve Jobs nella quale suggeriva alcune idee per migliorare l’
Citiamo infine Sony, in lite con la Chiesa inglese per il gioco Resistence: Fall of Man, e l’utilizzo moralmente improprio della Cattedrale di Manchester come set (ovviamente virtuale) di una delle scene più sanguinolenti.
Quanto questa classifica avrà ripercussioni sull’immagine (e sull’economia) delle aziende? E in generale, quanto questi flop possono mettere in cattiva luce le società?