Ask.fm: una generazione nell'arena

Ask.fm è un fenomeno vero tra i più giovani: un'arena nella quale raccontare se stessi, passando però anche per le pericolose domande di utenti anonimi.
Ask.fm: una generazione nell'arena
Ask.fm è un fenomeno vero tra i più giovani: un'arena nella quale raccontare se stessi, passando però anche per le pericolose domande di utenti anonimi.

Se si dovesse fare un film sul tema Ask.fm, dovrebbe iniziare con una ragazzina seduta al centro di un grande teatro. Sarebbe biondina, con lunghi boccoli su un abitino pudico ed elegante. Attorno, però, vi sarebbe un teatro pieno di persone, molte delle quali nascoste da una maschera. Tutti gli occhi sarebbero su di lei. Il silenzio in sala, poi la sua voce flebile ad iniziare lo spettacolo: «Fatemi una domanda». Dal pubblico partirebbe così una prima domanda per rompere il ghiaccio: «quanti anni hai?» alla quale seguirebbe la sua risposta. «Hai ancora amici dai tempi della scuola materna?» sarebbe presa come una domanda strana, ma comunque elegantemente introspettiva. E poi «Cosa ti rende triste?» ad approfondire ulteriormente la questione.

A questo punto, però, il film cambia colonna sonora. Le inquadrature si spostano sul pubblico mascherato. Le domande cambiano di tono. Il ritmo si fa più frenetico. La ragazza inizia a girarsi i boccoli tra le mani, ad innervosirsi, ma non si alza dal suo posto: sa che lo spettacolo deve continuare, perché è lei la protagonista ed è lei in fin dei conti a reggere l’intera trama.

Fenomeno Ask.fm

“Fenomeno” in quanto di grande successo, ma “fenomeno” anche in quanto entità potenzialmente passeggera, destinata a dileguarsi. Ask.fm nasce nel 2010 in Lettonia e diventa in breve tempo un punto di riferimento per i più giovani. Oggi il sito conta oltre 60 milioni di utenti iscritti (dati 2013), con età media decisamente bassa, e l’Italia è in prima fila tra i paesi più rappresentati.

Su Ask.fm l’utente si iscrive e si mette al centro di una intervista che, domanda dopo domanda, punta a raccontare l’identità dell’utente stesso. Si inizia con una serie di domande pro-forma, così da smuovere le acque sull’account; seguono una serie di domande ulteriori, che l’utente può chiedere ad un sistema che le propone con ordine casuale; in seguito saranno altri utenti a poter approfondire la conoscenza portando avanti domande ulteriori, alle quali l’utente darà risposta compiuta tramite desktop o tramite apposita app.

A questo punto, però, si inserisce l’elemento chiave della natura e del successo del sito: una semplice spunta su “chiedi in forma anonima” consente di portare avanti domande non firmate, indossando così una maschera che nasconde l’identità del richiedente. Sta alla libera scelta di ognuno la possibilità di disattivare le domande anonime, accettando così soltanto le domande di utenti firmati. Va da sé, però, che tale rinuncia non è una delle scelte più utili né più adottate sul sito. Ed il motivo sta nella scelta a monte di partecipare al sito stesso: non ci si siede nell’arena se non si è pronti a combattere. Non si scende nell’arena se non si è disposti a farsi guardare. Non si scende nell’arena se non si è disposti ad accettare le regole del gioco.

Cosa succede su Ask.fm

Quel che succede su Ask.fm è completamente trasparente (chiunque può accedere, leggere e farsi un’idea) ed è qualcosa che potrebbe far accapponare la pelle ad ingenui genitori di ragazzi adolescenti, così come potrebbe attirare gli strali di quanti nella rete vedono soltanto odio, violenza e ignoranza. Ma abbandonarsi allo scandalo è ben meno utile di sforzarsi a capire cosa racconti invece la realtà dei fatti.

Astraendo dalla forma e dalle parole, lo schema è il medesimo su molti dei profili: ragazzine decise a far brillare la propria presenza e ragazzini impegnati ad esaltare il proprio valore ed il proprio ruolo sociale. Vecchi schemi, lontani archetipi, che trovano nuove forme e prepotenti esasperazioni: le ragazzine finiscono per essere subissate di domande sulle loro attitudini sessuali ed i ragazzini che rafforzano sé stessi tramite la forza delle parole (bestemmie e bullismo sono soltanto ingredienti abitudinari di questo mix). Non tutti i profili sono uguali, ovvio, ma non si emerge sul network se non ci si distingue: ne consegue una forzatura dei confini della personalità, cercando di graffiare per catalizzare l’attenzione (impulso primo che porta a sedersi al centro del palcoscenico in attesa di punti di domanda in arrivo). La normalità non paga, o quantomeno spinge fuori dal sistema: è la regola del gioco, intrinseca ad un fenomeno che fa di impulso e istinto le matrici prime della comunicazione veicolata.

Chi ha la pelle d’oca nel leggere tutto ciò può subito abbandonare l’analisi ed andare a nascondere le proprie idee dietro una qualsivoglia critica bieca alla rete ed alle sue dinamiche. Chi invece ha sufficiente maturità culturale per capire quanto il problema sia la luna e non il dito, può tentare di approfondire la questione.

Ask.fm, l’arena e le regole del gioco

Ask.fm altro non è se non la dimensione post-moderna di quello che è stato il Grande Fratello in tv. Se negli anni passati qualche improvvisato personaggio è stato messo sotto gli occhi di tutti da uno schema preconfezionato di una trasmissione televisiva, ora è un sito Web ad offrire a chiunque questa opportunità, permettendo a chiunque di avere una vetrina nella quale raccontare se stessi a chiunque voglia leggere. L’anonimato completa il quadro, poiché consente di interagire senza pregiudicare alcun rapporto: ogni domanda è una mano tesa ma nascosta, pronta ad accarezzare o schiaffeggiare senza che mai il volto possa però dare una paternità all’azione.

Quale masochismo porta un ragazzino qualsiasi a sedersi al centro dell’arena? No, non è masochismo: è una semplice e assoluta necessità. Così come i social network sono diventati lo story-telling di se stessi, Ask.fm è oggi semplicemente l’esasperazione di questo processo. Il ragazzino che si siede nell’arena, semplicemente, ha bisogno di raccontare se stesso per poter dare sostanza alla propria immagine, al proprio “profilo”, laddove non apparire significa non esistere. E dove non farsi notare significa non emergere.

Per questo motivo si accettano anche le domande scomode, tentando di dribblarle, sapendo comunque di poter chiudere eventualmente il problema non appena la platea si fa troppo pressante. Il film di cui prima, infatti, finisce spesso nello stesso modo per la maggior parte dei profili: domande troppo spinte, e provenienti puntualmente da soggetti in maschera dalla voce nota e dalle pulsioni ambigue, spingono la ragazzina ad alzarsi dal suo posto, a salutare i presenti in modo infastidito, lasciando il palcoscenico al prossimo attore.

Le esasperazioni di Ask.fm

Impossibile nascondersi dietro lo scandalo, quindi: Ask.fm è il riflesso di una società che sta mettendo sui più giovani una pressione crescente, che trova soluzioni in arene sempre più crudeli ed in equilibri sempre più fragili. Tuttavia Ask.fm sembra avere anche alcuni spigoli decisamente pericolosi. L’età minima per iscriversi è infatti pari a 13 anni, età nella quale l’anonimato è una minaccia eccessiva per le deboli difese che il livello culturale acquisito può aver ormai sviluppato. I contenuti disponibili pubblicamente parlano inoltre da soli circa il modo in cui il sistema funziona: bacheche pubbliche sulle quali la censura è del tutto minima mettono a disposizione di tutti una sequela di espressioni verbali dai toni forti, fortissimi: allusioni sessuali, bestemmie e molto altro annichiliscono qualsiasi pudore al cospetto di una trasparenza sbandierata come atto di semplice sincerità.

Se Ask.fm promette rapidi interventi di fronte a qualsivoglia situazione “eccessiva”, la realtà è quella di un social network dai confini ormai incontrollabili e nel quale l’assenza di regole, e di strumenti per il rispetto delle stesse, consente derive pericolose che in passato si son già rivelate non prive di conseguenze (noto a tutti il caso Hannah Smith, spinta al suicidio da una bacheca di domande eccessivamente forti per una personalità eccessivamente fragile).

Ask.fm è il male?

Dopo il caso Hannah Smith, il premier David Cameron ha chiesto il boicottaggio del sito. La richiesta ha cavalcato l’onda di critiche che il sito ha raccolto già nei mesi precedenti così come a maggior ragione nei mesi successivi, poiché è chiaro a tutti che un territorio non controllato diventa di fatto un territorio senza regole.

Ancora una volta, però, occorre fare attenzione nella distribuzione delle responsabilità e delle colpe. Ad Ask.fm occorre additare maggiori responsabilità rispetto ad altri social network poiché la natura stessa su cui è stato strutturato spinge verso situazioni di maggior pericolosità; al tempo stesso occorre probabilmente iniziare la riflessione a partire dalle parole di Papa Francesco, il quale nel messaggio per la 48esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha invitato a considerare maggiormente la natura umana delle relazioni sociali, ed al tempo stesso di dedicare più tempo alla lentezza ed alla riflessione, invece che all’uso compulsivo di strumenti rapidi la cui arrembante crescita lascia spesso l’uomo alla mercé di fenomenologie travolgenti.

Così come solo un buon vaccino è in grado di frenare a priori un’epidemia, al tempo stesso solo una sana consapevolezza distribuita è in grado di smorzare i pericoli di un’arena come Ask.fm. Occorre saper indossare una maschera con eleganza, occorre saper formulare domande con coscienza, occorre approcciare la scalata alla società con maturità e rispetto, occorre imparare a difendersi dal prossimo con intelligenza.

Eleganza, coscienza, maturità, rispetto, intelligenza: non sono questi valori che Ask.fm ha la responsabilità di elargire tra i più giovani, in quanto valori che altre entità dovrebbero invece instillare. Ad Ask.fm va però imputato un certo interessato lassismo nel recepire i pericoli in ballo. Se dunque il social network porta in evidenza profili sulle cui pagine sono presenti contenuti del tutto delicati, allora decade la difesa d’ufficio che ogni social network meriterebbe a priori per il ruolo di tramite che va a svolgere. Perché se l’impossibilità di controllare è una attenuante a qualsiasi accusa, l’incapacità di controllare è invece una aggravante.

Distinguere responsabilità e colpe è però cosa necessaria a prescindere, altrimenti si rischia di punire chi non ha colpe e di intervenire su colpe che non hanno motivo d’essere. Risolvere il problema alla radice dovrebbe essere invece nell’interesse di tutti: utenti, famiglie e, nel lungo periodo, lo stesso Ask.fm.

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