Apple è sempre più interessata alla tecnologie 3D e a dimostrarlo non solo la recente acquisizione di PrimeSense. Dopo la recente registrazione di un sistema per la trasformazione automatica delle fotografie di iOS in anaglifi, spunta oggi un nuovo brevetto: degli occhiali 3D per gustare al meglio film e videogiochi. Come di consueto, la sottomissione del progetto è avvenuta all’US Patent And Trademark Office.
Sul mercato le alternative non mancano – si pensi al tanto decantato Oculus Rift, l’accessorio più desiderato dai videogiocatori di tutto il mondo – ma l’alternativa in salsa mela morsicata rischia di essere addirittura più sofisticata. Gli occhiali in questione, infatti, non sono semplicemente degli schermi LCD posizionati davanti agli occhi per rimandare il senso di profondità, bensì un concentrato di ingranaggi e sensori.
Sottoposto all’ufficio brevetti nel lontano 2008 – e quindi possibilmente una tecnologia ormai fuori dai progetti odierni del gruppo di Cupertino – gli occhiali in questione presentano innanzitutto un sistema di movimento degli schermi a seconda della scena mostrata. Così l’utente, nel tentativo di giocare al proprio videogame preferito, non solo percepirà il senso di profondità, ma anche direzione e orientamento dell’immagine. Dalle forme e dalle dimensioni del tutto simili a una maschera da sci, gli occhiali 3D vedono poi un sofisticato sistema di lenti a rifrazione per garantire la massima qualità dell’immagine in qualsiasi situazione visiva, anche per chi ha problemi di vista di svariata natura, dalla miopia all’astigmatismo.
Collegati a un device portatile tramite un cavo USB o una connessione dock, il sistema è in grado di registrare il movimento degli occhi, il tono della voce e le impronte digitali sui controller di gioco, per garantire la massima esperienza d’uso possibile. Come gran parte dei brevetti Apple, tuttavia, non è detto che un simile dispositivo trovi effettiva traduzione in un prodotto reale, né l’imminente messa in commercio. Considerato come la registrazione risalga al 2008, è molto probabile che la Mela abbia già rinunciato al tanto ambizioso sistema.