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Le statistiche sulla sicurezza dei sistemi operativi Mac e Windows
Per chi si fosse perso l’ennesima querelle di fine anno, ecco i due
Un sistema operativo è una realtà complessa: il codice che lo costituisce è una ricetta estremamente complicata e, come nell’alta pasticceria, un banale errore umano nella miscelazione di un ingrediente può rovinare alche il migliore dei soufflé digitali. Immaginare che Windows od OsX possano uscire immacolati dalle sale di programmazione è una pura utopia. Non c’è beta test che tenga: la migliore fase di prova è quella sugli utenti finali che mettono a dura prova i sistemi operativi con operazioni impreviste, programmi di terze parti dalla discutibile utilità e via discorrendo. Per un programmatore di computer la giungla è la fuori, quando il suo applicativo giunge sugli scaffali di WalMart e Auchan, o su quelli virtuali degli store online. E questo, dentro di loro – magari nascosto da un pochino di orgoglio, lo sanno tutti i supporter, siano essi di Cupertino, di Redmond o del solitario pinguino finlandese.
Lavoro ogni giorno sia con Leopard che con Vista, ma non sono affetto da "cerchiobottismo". Sul sistema operativo di Cupertino mi trovo benissimo, sarò nato sotto una stella fortunata, ma dal giorno dell’upgrade da Tiger a Leopard non ho avuto un solo blocco di sistema. Sempre tutto liscio come l’olio. Vista lo utilizzo da meno tempo e, in tutta sincerità, mi trovo meglio di quanto non immaginassi. Dopo la pubblicità non certamente generosa che ha subito il sistema operativo di Redmond dal giorno del suo lancio a oggi, ero pronto a una Caporetto informatica dietro l’altra. Certo, sul versante della stabilità non ci siamo ancora e le richieste di autorizzazione per qualsiasi azione sono un poco snervanti, ma nel complesso non mi posso lamentare. Una cosa è certa: non ho particolarmente "patito" i bug riscontrati quest’anno nei due sistemi operativi.
Dunque il numero di falle è davvero l’unico discrimine per determinare la qualità di un sistema operativo? Forse sì, ma tornando alla metafora gastronomica, dovremmo immaginare Windows e OsX come due pizze. La pasta è il nocciolo dei sistemi operativi, mentre pomodoro, mozzarella e tutti gli altri ingredienti sono gli applicativi e le variabili che rendono usabile, piacevole, veloce, lenta o disastrosa l’esperienza al computer. Sulla base dei propri gusti, ognuno sceglie poi la pizza che preferisce. Del resto: vi fate un’idea della bontà di una pizza gustando un ingrediente per volta o valutando il suo sapore nella sua interezza, consci che non potrà mai essere perfetta?
Ecco, forse l’eterna querelle tra fan di Microsoft e supporter di Apple si sta trasformando proprio in questo: in una grande pizza.