AOL, Yahoo: mail pagata non è spam

Si chiama Goodmail CertifiedEmail e sia AOL che Yahoo hanno intenzione di adottarne il principio: una mail pagata è una mail 'buona', dunque gli spam filter potranno selezionare la posta in base alla presenza o meno di specifica certificazione
AOL, Yahoo: mail pagata non è spam
Si chiama Goodmail CertifiedEmail e sia AOL che Yahoo hanno intenzione di adottarne il principio: una mail pagata è una mail 'buona', dunque gli spam filter potranno selezionare la posta in base alla presenza o meno di specifica certificazione

Un nuovo assunto si presenta sul web: la mail pagata è una mail ‘buona’. L’assunto trova applicazione in un progetto cofirmato da AOL e Yahoo che intende colpire alla radice il principio stesso su cui si regge l’attività dello spam: inviare mail è una operazione a costo nullo e la gratuità dell’operazione incoraggia dunque l’invio di massicce quantità di materiale promozionale.

L’idea è la seguente: introdurre una certificazione per la posta elettronica tale per cui una mail certificata (a pagamento) non dovrà sottostare ai filtri antispam. Per l’utente rimarrebbe la scelta di ricevere o meno tale tipo di messaggio, accettando dunque deliberatamente la posta certificata come messaggio promozionale “desiderato” e relegando ai filtri dello spam la posta inviata con il tradizionale sistema gratuito.

La tecnologia adocchiata da AOL e Yahoo è la Goodmail CertifiedEmail di proprietà Goodmail Systems. Il gruppo, con sede a Mountain View, già dichiara i due gruppi tra i propri partner ed avanza il proprio progetto come scudo difensivo di fronte all’eventuale insoddisfazione dell’utenza nei confronti degli spam filter adottati dai due importanti referenti. Non solo: il New York Times ne fa un ampio accordato già da tempo (Novembre 2005) la partecipazione allo stesso progetto.

Le conseguenze dell’adozione della nuova tecnologia avrebbero nel lungo periodo importanti riflessi sull’uso della posta elettronica. E’ facilmente prevedibile come il basso costo suggerisca l’adozione di specifiche campagne promozionali online (aumentando dunque la mole di posta pubblicitaria, sia pur se apparentemente “desiderata”); facile è inoltre ipotizzare l’indiretto obbligo a certificare la propria posta da parte di grandi gruppi desiderosi di non vedere la propria posta cancellata da spam filter eccessivamente zelanti; facile è prevedere un restringimento delle maglie degli spam filter stessi, lasciando alla moneta sonante la selezione a monte della posta “buona” da quella “indesiderabile”.

Le attenuanti avanzate da AOL e Yahoo sono di varia natura, ma lo spostamento di paradigma costituirebbe innegabilmente un precedente storico per una società web che ha visto crescere sulla gratuità dei propri servizi gran parte del successo accumulato negli anni. Chi non appoggerà tale impostazione prenderà dunque probabilmente un indirizzo opposto, tentando di combattere a monte il problema spam: cercando di ridurre il numero dei computer zombie, confidando nella diffusione della cultura informatica, affinando le capacità degli spam filter e colpendo con maggior efficacia i maggiori responsabili a livello mondiale dello spam inviato.

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