Android svela il Software Development Kit

Google ha ufficialmente tolto i veli al Software Development Kit con cui apre il proprio Android agli sviluppatori. L'SDK sarà un elemento fondamentale in quanto è nell'etica open che Google cerca il valore aggiunto della propria piattaforma
Android svela il Software Development Kit
Google ha ufficialmente tolto i veli al Software Development Kit con cui apre il proprio Android agli sviluppatori. L'SDK sarà un elemento fondamentale in quanto è nell'etica open che Google cerca il valore aggiunto della propria piattaforma

Come da programma Google ha presentato il Software Development Kit per Android, il sistema operativo per smartphone annunciato la settimana scorsa in contemporanea alla presentazione della Open Handset Alliance. Contrariamente a quanto si prevedeva, il linguaggio scelto per lo sviluppo delle applicazioni è Java, non nella sua incarnazione mobile, di cui Sun ha decretato ufficialmente la morte, ma una virtual machine completa chiamata Dalvik. E infatti a differenza delle precedenti versioni Mobile di Java, le applicazioni sviluppate per Android potranno avere accesso completo al telefono, e saranno in grado, ad esempio, di fare telefonate, inviare messaggi o gestire la rubrica, a patto di aver assegnato all’applicazione i relativi permessi.

L’SDK include la documentazione, alcuni esempi di codice e tutte le librerie necessarie per lo sviluppo e la compilazine delle applicazioni. è presente anche un emulatore per il test e il debug del software. è presente inoltre un plugin per rendere diponibili gli strumenti di debug all’interno di Eclipse, che sembrerebbe così avere una corsia preferenziale rispetto agli altri ambienti di sviluppo. L’emulatore è in grado di rappresentare fedelmente il funzionamento delle applicazioni su diversi dispositivi, tra cui un telefono classico con schermo e tastiera, e altri modelli touchscreen: Android sembra quindi progettato per essere versatile e non legato ad una sola tipologia di terminale.

Come noto, Android si basa su Linux, in particolare su un kernel del ramo 2.6 e da Linux eredita la protezione dei processi: ogni applicazione girerà in un proprio spazio separato e non potrà interferire con le altre applicazioni attive. Ad ogni applicazione potranno essere assegnate della autorizzazioni per permettere l’utilizzo dei vari device e servizi interni, dalla fotocamera fino alla gestione delle telefonate.

A corredo delle guide in formato testo, Google ha preparato dei filmati introduttivi che illustrano le diverse caratteristiche del sistema, dall’interfaccia fino all’architettura interna. A riprova di quanto Mountain View tenga al progetto, il primo video è presentato da Sergey Brin, che insieme a Larry Page è stato il fondatore di Google:

Per quanto il software sia stato rilasciato come una Early Look, una prima bozza dimostrativa, i prototipi mostrati nei filmati sono già completi di tutte le normali funzioni di un telefono, oltre che degli strumenti per accedere ai servizi web. Il browser incluso è equipaggiato con WebKit, il motore di rendering HTML usato da Apple nel suo browser Safari. Per quanto Google sia particolarmente presente nell’offerta web, non sono presenti delle funzioni specifiche per l’accesso ai suoi servizi come GTalk o GMail. Questo rispecchia la volontà di tenere Android quanto più possibile aperto, non solo per quanto riguarda la permissiva licenza d’uso Apache v.2.

Nonostante Android si presenti già come una piattaforma abbastanza completa, secondo Google la porta verso il successo saranno gli sviluppatori e proprio per spingere al massimo soggetti esterni a creare applicazioni, la società di Mountain View ha indetto un concorso in due fasi per premiare i software migliori. Le cinquanta applicazioni più promettenti che verranno presentate tra il 2 gennaio e il 3 marzo prossimi riceveranno un incentivo di 25.000 dollari come invito a continuare lo sviluppo. Successivamente verranno scelte le venti migliori applicazioni che saranno premiate con somme che vanno da 100.000 dollari fino a 250.000 dollari. La seconda fase vedrà cifre simili e sarà presentata non appena verranno commercializzati i primi device. In totale per questa iniziativa Google investirà ben 10 milioni di dollari.

In conclusione, Android ha fatto dell’apertura la sua parola d’ordine e in questo si contrappone nettamente alle scelte operate da Apple per il suo iPhone sul quale, almeno fino all’anno prossimo, non sarà possibile sviluppare applicazioni di terze parti. Proprio la libertà lasciata agli utenti, agli sviluppatori e agli stessi costruttori, potrebbe essere un asso nella manica a favore del sistema patrocinato dalla Open Handset Alliance. Resta certo che oltre ad una sfida commerciale, assisteremo ad un confronto diretto tra due diverse filosofie.

Update
Il concorso risulta essere aperto a tutti, tranne agli italiani. La causa risiede, a quanto pare, in alcune restrizioni legislative

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