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I "colpevoli" sarebbero sia la società fornitrice dei servizi di connessione, Telecom Italia, ma anche l’Autorità delle Comunicazioni che ha approvato i prezzi pur non essendo quelli previsti dalle norme.
Sul sito dell’Associazione, infatti, qualche giorno fa, è stato pubblicato un
L’AIIP sostiene che, stando a misurazioni regolari, il prezzo all’ingrosso dovrebbe essere quasi a meno della metà di quanto approvato attualmente. Inoltre, se si pensa che ogni anno, grazie all’evoluzione tecnologica e alle innovazioni i costi diminuiscono sensibilmente anche con l’aumentare degli utenti e dei volumi di traffico, si capisce come i prezzi stabiliti, ben lontani da quelli contabilizzati nel 2006, permettono a Telecom Italia di ottenere un notevole profitto a scapito, però, degli utenti. Per la posizione di indubbio vantaggio del gestore italiano, che detiene una buona quota di mercato, la situazione diventa complicata anche per gli altri competitor.
È stato quindi richiesto al Presidente della Repubblica di disporre l’annullamento della delibera 13/09/CIR pubblicata il 27 maggio 2009 che fissa gravose e ingiustificate condizioni economiche all’ingrosso per la banda larga con la speranza che per il 2009 le tariffe per l’accesso alla rete e ai vari servizi connessi siano realmente in regola.