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Si parla molto di agenda digitale in questi giorni di consultazioni per l’avvio del nuovo esecutivo Renzi. Tra i molti cambiamenti imposti dalla staffetta a palazzo Chigi sono coinvolti, infatti, il ministero dello Sviluppo – titolare del programma sulle startup e parte del comitato di indirizzo dell’Agid – e si fanno nomi anche per un possibile sottosegretario alle politiche digitali. Tra i nomi, oltre a quello di Paolo Coppola, anche Stefano Quintarelli: probabilmente l’uomo più apprezzato dal mondo della Rete, che ora osserva questi smottamenti.
Il "quinta", come lo chiamano affettuosamente in tanti nel settore dell’imprenditoria e del giornalismo attento all’innovazione, è uno dei pionieri del digitale in Italia. Su legislazione, problematiche e tecnica delle telecomunicazioni non ha rivali in Parlamento e ne ha pochi fuori di esso. Basta leggere il suo
Quintarelli, sembra che la vogliano tutti come sottosegretario: come lo commenta?
Che sono ipotesi totalmente campate per aria. Lo dico davvero: non hanno fondamento, si tratta solo di un auspicio che proviene da ambienti esterni alla politica.
Ma è un auspicio che condivide?
Preferirei entrare nel merito. C’è un tema, e lo sappiamo: dal governo Monti e passando da quello di Letta, siamo arrivati a un modello che coinvolge direttamente la Presidenza del Consiglio sull’agenda digitale. Oggi abbiamo un’agenzia, ma lo statuto prevede un comitato di indirizzo che ancora fa capo – a meno di interventi di modifica allo statuto – a palazzo Chigi.
Questa agenzia da qualcosa deve partire…
Esatto, e dovrebbe partire dal lavoro di Francesco Caio e dalle linee guida.
Se però Matteo Renzi la chiamasse e le offrisse il ruolo di sottosegretario alle Politiche digitali, accetterebbe?
Perché mai con 60 milioni di italiani dovrebbe proprio chiamare me?
Perché di Quintarelli non ce sono 60 milioni…
Sinceramente spero di portare avanti il mio lavoro, come parlamentare, le cose di cui mi sto occupando. Inoltre, come ogni cosa, anche questo eventuale incarico non va considerato isolato da tutto il contorno delle decisioni, delle regole, degli strumenti. Il sottosegretariato può essere una buona idea, certo, ma bisogna anche valutare le regole d’ingaggio. È inutile giudicare adesso. Per non parlare del fatto che nella mia breve esperienza di politico ho già vissuto la formazione di due governi, e generalmente prima si nominano i ministri, poi i sottosegretari. Ci vogliono settimane. Credo sia tutto molto prematuro. Come ho già detto, mi aspetto una certa continuità con l’agenda di Caio soprattutto su quanto già ampiamente programmato, come fatturazione e identità digitale.
@RoccoRamos grazie, ma non credo che @matteorenzi voglia fare un governo numeroso. comunque speriamo non dimentichi il tema, pressato com'è
— Stefano Quintarelli (@quinta) February 17, 2014
A proposito del suo lavoro, lei aveva firmato diversi
Sì, alcune cose verranno ripresentate da un mio collega al Senato, dove verrà discusso il decreto, e altre idee, invece, saranno riprese da futuri interventi ministeriali: ne abbiamo parlato e hanno ritenuto di importarli come provvedimenti futuri.
Destinazione Italia verrà approvato? C’è stato un momento nel quale sembrava che potesse davvero essere ritirato…
Non lo so, è difficile dare una risposta. In questo momento è complicato fare previsioni su qualunque cosa.
Il totoministri che influenza l’agenda digitale
Se Coppola e Quintarelli, pur con stili diversi, sanno di essere in gioco, c’è un livello superiore della giostra di nomi attorno all’agenda digitale che riguarda i ministeri. Il