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Il lancio del bancone applicazioni per il nuovo iPhone 3G è un’ottima occasione per fare il punto intorno all’iniziativa che secondo la casa della mela morsicata ha visto una grande risposta da parte degli sviluppatori. Lo stesso Jobs ha
L’App Store sarà l’unico modo di poter avere applicazioni per iPhone (un caso più unico che raro in cui chi produce il telefono fornisce anche i software): saranno tutti software approvati da Cupertino e raggiungibili tramite un’icona sul telefono. Le applicazioni saranno poi organizzate in categorie come "intrattenimento", "produttività", eccetera.
La piattaforma fa gola a molti non solo per la risonanza che può dare e per i valori di stile, innovazione e estetica che vi sono collegati ma soprattutto per come sia effettivamente un terreno di sperimentazione interessante. I giochi per iPhone sfruttano spesso il sensore di movimento all’interno del telefono e le applicazioni spesso si fanno forza delle possibilità di connettività in mobilità.

Tanto fa gola la piattaforma che ben il 25% delle applicazione dell’App Store sono gratuite e quelle a pagamento per il 90% costano intorno ai 10 dollari, cifra della quale Apple trattiene una fetta pari al 30%.
Inoltre non bisogna trascurare che l’avventura di Apple nel crowdsourcing potrebbe regalare inaspettati (ma attesi) benefici. Molti sostengono infatti che se ora l’iPhone è comprato per lo status di innovazione ed esclusività che vi è collegato, in un futuro più o meno prossimo saranno le applicazioni create appositamente a farlo vendere.