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Se c’è un termine che nel 2013 è comparso ovunque questo è senza dubbio startup, la definizione di nuova impresa innovativa sulla quale si sono caricate tutte le aspettative di uscire dalle secche della crisi, e che rappresenta la scommessa più interessante di una politica nazionale in altre sedi ampiamente screditata.
Già, perché l’ecosistema startup italiano deve il proprio cammino iniziale anche al forte lavoro di indagine e analisi dell’allora ministro Corrado Passera, che girando in lungo e largo incubatori e parchi tecnologici nella primavera del 2012 e affidandosi a giovani e valenti dirigenti del Ministero come
In questa legge si definisce la startup come «società di capitali di diritto, costituita anche in forma cooperativa che si occupa di sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico», si garantiscono agevolazioni fiscali (l’ultima
Il 2013 è stato il primo anno di vita di una disciplina organica sulle nuove imprese innovative, via via arricchita da regolamenti per dare garanzie all’intero sistema. E così, insieme alla legge che disponeva una sezione speciale – e gratuita – del registro delle imprese, nei mesi successivi arrivavano anche gli elenchi degli
I numeri delle startup
Le statistiche sulle startup italiane sono facilmente recuperabili. Non solo c’è l’eccellente
Saluto il 2013 con una fenomenologia delle #startup innovative e anticipazioni sui prossimi passi http://t.co/lNo1nUOCMy @startup_italia
— Mattia Corbetta (@CorbettaMattia) December 30, 2013
Attualmente ci sono 1478 startup innovative regolarmente registrate presso le camere di commercio, di cui 630 costituite nel 2013. La loro distribuzione geografica corrisponde abbastanza alle storiche peculiarità dei territori: il nord e la lombardia in particolare con 283 startup sono in testa come numero assoluto; se si considera la densità per abitanti prevalgono territori a vocazione come il trentino. Anche nei diversi settori si confermano i trend: gran parte delle startup si occupano di servizi, di consulenza, e sono startup digitali. La stragrande maggioranza di esse ha un valore di produzione compreso nella fascia sotto il milione di euro e ha meno di 4 addetti. Sta crescendo però il numero di startup che lavorano sull’hardware e sulle tecnologie (18%).
Un bilancio sull’ecosistema
Corbetta lo ha spiegato nel suo commento ai dati statistici: il 2013 è stato l’anno delle norme e della messa a punto dei meccanismi – fiscali, finanziari, burocratici – necessari ad un corretto funzionamento della policy.
Nel 2014 il Ministero dello Sviluppo economico si concentrerà sul raccordo e la creazione di legami tra le startup innovative e le PMI tradizionali.
La questione sta tutta qui. Le startup di successo, gli eventi, la crescita eccezionale e molto incoraggiante di piattaforme di crowdfunding, incubatori, ventures, programmi di seed, parchi tecnologici, spazi di coworking (i
Molto è stato fatto nella costruzione delle premesse di un ecosistema: in Italia non mancano le risorse umane, si è proceduto a una maggiore sveltezza burocratica e l’ambiente è ben predisposto. Eppure reperire competenze, finanziamenti, partire alla pari con tedeschi e inglesi (al top in Europa) non fa parte del quotidiano di una startup italiana, come
L’ultimo aspetto da considerare è la sfida del 2014: incrociare il made in Italy con le startup. L’artigianato di qualità, peculiarità assolutamente italiana, si sposa a fatica con la cultura inevitabilmente cosmopolita di una startup e c’è anche un problema di incontro generazionale. La prospettiva dell’ecosistema startup italiano potrebbe dunque portare a storie di eccellenza già note al mondo, ma rinnovate. Gli stessi incubatori se ne stanno accorgendo e oggi stimolano e accolgono più volentieri startup sul food, la moda, le nanotecnologie, il