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40 anni e non sentirli: era il 9 dicembre 1968 quando
È curiosa la storia che c’è dietro la scelta del nome: c’è chi sostiene che sia frutto della somiglianza con il topo (mouse in inglese, appunto), o chi afferma che "mouse" sia il possibile acronimo di Manually Operated User Selection Equipment oppure Machine Operator’s Unique Spotting Equipment. Fatto sta che nessuna delle due ipotesi è stata finora confermata: sembra invece che mouse fosse un’etichetta provvisoria in procinto di essere sostituita da un termine più elegante e dignitoso che, evidentemente, non fu mai coniato.
Il primo mouse era di legno e squadrato: il movimento era captato da due grandi rotelle perpendicolari che riuscivano, ovviamente, a riconoscere il solo movimento orizzontale e verticale.
Nel 1972, tuttavia, Bill English, collaboratore di Engelbart, sostituì le due rotelle con la tuttora usata sfera, che permetteva anche movimenti in diagonale, e ideò un nuovo design, con scocca in plastica, che più si avvicinava alla forma e dimensioni dei mouse odierni. Prodotti all’interno dell’azienda
Il primo ad intuire la sorprendente utilità del mouse fu, però, niente meno che Steve Jobs, che lo volle fortemente per il suo primo computer targato Apple, il
Sempre negli anni ’80 furono introdotti, come prototipi, i primi tentativi di soppiantare la sfera, che a causa del facile accumulo di polvere necessitava di una manutenzione periodica e che non garantiva una certa stabilità nei lavori più minuziosi: furono così sperimentati i primi mouse che sfruttavano un fascio di luce a infrarossi per determinare la posizione e risultavano essere di gran lunga più precisi. I cosiddetti mouse ottici, come li conosciamo oggi, sono attualmente i più venduti grazie all’alta affidabilità e i prezzi abbordabili.
Un’altra innovazione introdotta più di recente, e datata 1995, è stata la rotellina: utile per scorrere i documenti, le pagine Web e altro ancora senza muovere il mouse, è al giorno d’oggi un’altra caratteristica indispensabile della maggior parte dei modelli.
A uno, a due, a tre, anche a cinque tasti: a seconda delle esigenze del momento il mouse ha conosciuto anche diverse varianti per quanto riguarda il numero dei pulsanti a disposizione. Si era partiti dai tre tasti del mouse Xerox, per poi scendere a uno nei Macintosh, fino ad arrivare a due tasti, la soluzione più comunemente utilizzata, con l’avvento dei primi PC. I mouse a cinque pulsanti, configurabili a proprio piacimento, sono particolarmente amati dai videogiocatori che hanno la possibilità di avere letteralmente a portata di mano una serie di comandi utili.
Forme diverse ma simili al mouse hanno cercato di prendere il sopravvento nel corso degli anni: una su tutte la
Probabilmente il futuro saranno i display touchscreen, che stanno già conoscendo un momento particolarmente felice con l’implementazione nei cellulari di nuova generazione: a quanto pare, però, il mouse non sembra temere il confronto, e a 40 anni suonati continua a ricevere consensi dalla stragrande maggioranza degli utenti.